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Recensione di “Il peso della galena”

Cari lettori, buon pomeriggio.

Chi mi segue sui social sa che nei giorni scorsi mi sono dedicata a un nuovo romanzo regalatomi dall’autrice e che, tra una tazza di te e l’altra, mi ha fatto compagnia portandomi dentro a un tempo e un luogo a me sconosciuti.

La trama:

Il giovane e ambizioso sardo Giovanni Antonio Sanna sfida le convenzioni ottocentesche e riesce a costruire un impero personale grazie alla concessione mineraria ottenuta dal re Carlo Alberto sul campo di battaglia di Peschiera. La sua storia è emblema dell’eterno conflitto tra ricchezza e felicità, che coinvolge anche l’amata moglie Mariette e le quattro figlie: la volitiva Ignazia, la dolce Amelia, l’ingenua Enedina e la caparbia Zelì, quattro donne che cercheranno di ritagliarsi una personale felicità, pagando tutte l’amaro prezzo del peso della galena, il minerale estratto a Montevecchio. La storia della famiglia Sanna procede parallela a quella dell’Unità d’Italia attraverso le capitali di Torino, Firenze e Roma, offrendo un intimo spaccato sulle vicende che hanno caratterizzato il nostro Risorgimento, nel quadro di una rivoluzione industriale che, scardinando il sistema delle antiche ricchezze nobiliari, ha portato all’affermarsi di una nuova potente classe borghese.

Parto dal fatto che mi ha subito interessata: il periodo storico.

Leggere questo romanzo significa esser catapultati in un determinato e importante lasso di tempo per noi italiani: gli anni dell’Unità d’Italia. Periodo che viene descritto con dovizia e attenzione fondendolo con la trama e non risultando un testo di storia bensì portando al lettore molteplici informazioni con facilità e una narrazione piacevole.

Altro fatto è dettato dalla bravura dell’autrice nel descrivere avvenimenti, aspetti emotivi e relazionali del protagonista e dei personaggi secondari che fanno parte di questa saga famigliare.

Dagli aspetti “pratici” fino a quelli emotivi e relazionali, anche anticonvenzionali per il tempo in cui sono avvenuti.

Di Giovanni Sanna si evincono tutti gli aspetti di una persona; dal desiderio di crescita e futuro, tanto quanto i legami con la terra natia e la patria. 

Proprio questo desiderio di rivalsa, di valore, manifestato concretamente con la miniera di Montevecchio, è il fulcro (fisico) del libro.

Ciò che però dovrebbe esser un traguardo ricco di gioia e serenità, in vero si confronta con sentimenti come amarezza, delusione, infelicità. Anche in queste sensazioni, fidatevi, il lettore si sente coinvolte, partecipe, empatico.

La vita del protagonista, con quei cambiamenti storici e politici, ma anche relazionali e famigliari che non erano tanto diversi da alcune situazioni odierne, muta e lui con esso e al lettore nulla è dimenticato. L’autrice narra sapientemente tutti questi cambiamenti, questi sentimenti.

A mio modesto avviso si tratta di un romanzo che porta luce su una famiglia che (ammetto poi d’esser andata a cercare) ha fatto più di quanto si potesse pensare per il suo territorio.

Mentre ci si addentra nella vita di questo protagonista (e non solo), abbiamo anche la possibilità di conoscere uno spaccato storico nazionale; il tutto con grazia e raffinatezza.

A chi si perde tra queste pagine arrivano tutta la cultura e lo studio dell’autrice; si percepisce l’amore per la storia, l’abilità eccelsa nella narrazione e la dovizia con cui ha cercato di esser minuziosamente precisa e il più possibile fedele alla realtà.

Inoltre, credo che “Il peso della galena” sia un titolo perfetto che esprime letteralmente l’importanza e la conseguenza emotiva e morale del protagonista. 

Ringrazio di cuore l’autrice per avermi dato la possibilità di leggere e scoprire questa storia.

Alla prossima recensione, la vostra Ele