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Recensione di ”Vimini freschi”

Buongiorno cari lettori, mi trovo nelle Langhe e stamani la nebbia mi ha impedito di andare a correre però, dopo un allenamento in camera, mi sono ricongiunta ai miei amori mentre mi dedicavo a questa nuova raccolta poetica di Vinicio Salvatore Di Crescenzo.

Mentre, piano piano, la luce iniziava a filtrare dalle finestre, io mi immergevo nelle quattro sezioni della raccolta, ognuna di esse rappresentata da una fase della giornata.

Partendo dall’alba si scopriva l’inizio della vita, l’incipit di ognuno di noi, la parte forse più emotiva e sconosciuta.

Proseguendo, mi sembrava di poter risentire alcune emozioni della mia fase più giovanile.

Nel mezzo, la sera, una fase che forse ancora mi è sconosciuta o che sto affrontando solo in parte.

Poi la notte, la morte, la fine di ogni respiro. Quella fase che spesso si teme ma che è inevitabile.

Vinicio ha un’abilità innata d’espressione e di unione d’emozioni e riflessioni.

Narra della vita, di ogni momento, attraverso la descrizione della natura che rappresenta totalmente la vita per antonomasia.

Ogni poesia racchiude la delicatezza, la forza, l’unicità di ciò che ci circonda e che muta di stagione in stagione creando quadri magnifici, immagini mentali, ricordi. E, attraverso questi dipinti, egli parla dell’uomo, dei vissuti, delle memorie, delle paure e degli amori.

Vi è una metafora continua che può esser letta in ogni sua lirica; oppure, per i più avvezzi e introspettivi, ogni verso porta a un’immagine strettamente personale che innesca un’analisi inaspettata.

Ciò che ho amato di questa sua raccolta poetica è proprio il valore di ogni fase vitale, di ogni esperienza, di ogni vissuto e ricordo senza la paura che tutto finisca. Ogni secondo, ogni anno, ogni momento della nostra vita racchiude arte personale che ci portiamo dietro e che ci caratterizza.

Ho adorato immensamente ogni immagine mentale che si palesa davanti sia personale, sia di fantasia pura quanto di desiderio. 

Personalmente, ho ancora impressa una mano anziana che intreccia delicatamente un cesto di vimini mentre ripercorre la propria vita e sorride davanti a ogni momento vissuto che riaffiora e, con serenità, riflette su cos’accadrà dopo; non c’è dubbio della presenza della paura ma vi è anche una contrapposizione con la serenità che scaturisce.

La poetica di Vinicio cattura, immerge, analizza e innamora.

Uno stile raro, intimo, profondo e sincero quanto colto e riflessivo.

Un’abilità eccelsa nella creazione di immagini mentali e nell’utilizzo di figure retoriche.

Nemmeno questa volta l’autore delude, anzi, si eleva e dimostra una continua crescita letteraria.

Alla prossima recensione, la vostra Ele