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Recensione di “Quasi madre”

Buongiorno cari lettori e buon inizio settimana.

Mamma, madre, genitrice… tre modi per chiamare colei che ci ha messi al mondo.

Uno dei legami più forti e dirompenti, in tutti i sensi.

Spesso, nei film, nei romanzi e nella quotidianità ci viene ancora oggi espresso che la mamma è quella figura che ti protegge, che vuole il tuo bene assoluto, che mai ti ferirebbe.

Cavolate, a mio modesto parere. Inutili e finti perbenismi.

Si, lo so, sono una persona forse negativa per molti, ma credo di esser solamente veritiera.

Sono felice, anche un po’ invidiosa, di chi ha un bel legame con la propria madre; di chi è stato amato e lo è ancora, di coloro che hanno un bel legame, uno scambio sincero e umano con la propria genitrice.

Io, dal mio canto, no. Non ho bei ricordi legati a chi mi ha messa al mondo e questo, probabilmente, mi ha permesso d’immedesimarmi e di comprendere fin nel midollo la poetica e il contenuto delle poesie di questa autrice.

Rita Pacilio crea un discorso, uno scambio emozionale costante in ogni lirica.

Le sue poesie narrano situazioni, sensazioni, dolori, altalene emotive che racchiudono il binomio genetico e relazionale tra mamma e figlia.

Attraverso la sua lirica sopraffina, disarciona tutti i cliché dei legami parentali ed evidenzia come essi caratterizzino e influiscano costantemente nella vita di un figlio.

Si tratta di una poesia delicata quanto profonda, moderna quanto colta e immensa; parole precise, emozioni delineate, immagini evocate e, nel mio caso, anche ricordi.

Una ruota, un cerchio che è la vita e che caratterizza ognuno di noi.

Un argomento che appartiene a tutti, ognuno con il proprio vissuto, e che porta a riflettere su questa fusione embrionale che poi si estende fino alla tomba e che, anche ai giorni d’oggi, è talmente delicata da non rendersi ancora pienamente conto di quanto sia fondamentale per la crescita e la felicità di un figlio che si trova in perenne equilibrio su un filo che è la relazione con la madre perché, si sa, nasciamo da lei e quel cordone ombelicale non si stacca mai veramente se non si applica un’analisi profonda del proprio vissuto imparando anche ad aprire gli occhi ed uscire dal dettato sociale.

Ho amato le liriche delicate e immense che l’autrice ha inserito in quest’intensa raccolta che ritengo esser un saggio di psicologia implicita e unica.

La poesia serve a destabilizzare, a lasciare il segno, a emozionare, a riflettere e “Quasi madre” fa proprio questo, il tutto con una bravura e una capacità emozionale davvero sublimi ed immensi.

Alla prossima recensione, la vostra Ele