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Recensione di “Maledetta sfortuna”

Buongiorno cari amici, ieri sera ho terminato la lettura di una nuova uscita libresca che aspettavo da tempo e che ero curiosa di scoprire.

Credo che molti di voi sappiano chi è l’autrice e siano coscienti di quanto lotti quotidianamente affinché si diffonda un’idea di rispetto verso ogni individuo, la donna in particolare e i disabili… insomma, a tutto tondo.

Maledetta sfortuna” è un libro che analizza la violenza di genere arrivando nei meandri del male fino alla conclusione di cosa si dovrebbe fare affinché questi abomini termino e la società, unita alla cultura, cambi iniziando ad esser obiettiva e rispettosa verso noi donne.

Ho segnato infiniti appunti espressi dall’autrice, immensi dati, analisi, riflessioni, pensieri personali che ho potuto trovare lungo la lettura e questo perché la tematica trattata è importante, vitale direi, e sapientemente analizzata da Carlotta Vagnoli.

Non ci sono terminologie arcaiche, termini desueti o stili noiosi; siamo di fronte a un testo vivo, moderno, schietto, sincero e davvero importante.

Sentiamo quotidianamente di abusi e violenze di ogni tipo ma siamo ancora troppo sminuite, annullate, emarginate.

L’autrice parla per sé stessa ma anche per ogni donna, per ogni vittima, per ogni vita persa per mano di uomini che tali non possono esser definiti.

Mentre leggevo il libro ho pensato a mia figlia, a come la sto crescendo, ai valori che le sto cercando di trasmettere ma soprattutto alla conoscenza della società in cui sta crescendo unita al valore e l’indipendenza -fisica ed emotiva- che deve esser ben conscia di avere.

In tutto questo contesto si inserisce “Maledetta sfortuna” perché non ha senso crescere le menti del domani creando intorno una bolla di delicatezza, di sogno riferito ad un mondo idilliaco. Credo sia necessario, ad una giusta età e con una giusta metodologia, spiegare alle donne (ma anche agli uomini ovviamente) come vanno le cose, anche quelle brutte. Questo libro ora verrà appoggiato sulla pila di altri volumi che vorrò condividere con mia figlia quando sarà un po’ più grande perché se non capiamo il passato e le atrocità, non potremo mai adoperarci per esser migliori e per capire chi vogliamo essere e i nostri diritti.

Molti dei concetti che l’autrice ha espresso mi erano conosciuti ma la sua capacità di metterli “in ordine”, di esprimerli, di delineare un filo conduttore, ha fatto si che si creasse un saggio moderno e onesto dove la riflessione nasce spontanea e, spero, anche il cambiamento di chi non si rende conto di quanto la violenza di genere sia diffusa e la donna ancora considerata un oggetto.

Secondo me, “Maledetta sfortuna” deve far parte della libreria cultura e fisica di ognuno di noi.

Alla prossima recensione, la vostra Ele