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Recensione di “Cambiare l’acqua ai fiori”

Buonasera cari miei lettori; spero che il 2021 sia iniziato con il piede giusto per tutti voi.

Io ho da poco terminato la lettura di questo libro.

Credo che molti ne abbiano già parlato, descritto, identificato un valore quindi magari la mia opinione potrebbe essere inutile, forse amena addirittura ma non sarei io se non ve ne parlassi.

Erano mesi che mia suocera mi parlava di questo romanzo ed è stato proprio grazie a lei che l’ho iniziato. Io lo avrei comprato più avanti, quando sarebbero “smaltiti” i libri che mi attendono fedeli sulla libreria e in giro per casa ma lei, per fortuna, ha deciso di regalarmelo per Natale e così non mi sono tirata indietro… grazie per il regalo, Laura.

Poi oggi, grazie a una foto a tradimento di mio marito, anche delle amiche mi hanno chiesto la mia opinione quindi eccola qui per tutti voi.

Per chi non lo sapesse, Cambiare l’acqua ai fiori, narra della vita di Violette, un’orfana che, ancora minorenne, s’innamora di Philippe e crea una famiglia con lui diventando prima addetta alle sbarre di un passaggio a livello e poi guardiana di un cimitero. Ma cos’accade nella vita della dolce Violette? Che dolori cela il suo cuore?

Cambiare l’acqua ai fiori… ho capito cosa significava questo titolo solo alla fine del libro.

Questo romanzo è delicato come il colore rosa della copertina e come la protagonista.

E’ intimo, doloroso, cattivo sotto alcuni aspetti, delicato sotto altrettanti.

La vita di Violette, e di altri personaggi, ci viene narrata danzando tra presente e passato, delineando piano piano tutto ciò che le accade.

Attraverso le 476 pagine circa, scivoliamo tra solitudine, amore, sessualità, dolore per la perdita, genitorialità, amicizia, accettazione, morte e rinascita.

L’autrice ci mostra molti dolori del mondo di anni fa ma anche di oggi e purtroppo credo di domani.

Ci narra il dramma della solitudine con tutte le sue conseguenze.

L’amore sbagliato, quello mancato, quello vero e quello consapevole.

Ci porta a dilaniare il cuore pensando alla perdita di un affetto caro.

E incide la penna nella genitorialità a tutto tondo: assenteismo che genera conseguenze distrastrose; la rigidità, l’egoismo, la saccenteria del genitore che vuole dettare tutto lui e che invece genera solo male; il vedere i genitori solo come tali e non come persone ma soprattutto l’immensa gioia e nascita che avviene nel mettere al mondo nostra/o figlia/o.

Con delicatezza, con eleganza e lentezza, Valérie Perrin lascia il segno su quanto la vita possa esser dolorosa e quanto si soffra ma cosa resta di questo romanzo? Rimane la forza di una rinascita; la possibilità di un amore dopo un dolore, di una vita che continua senza dimenticare ma vivendo anche per chi si ha perso e/o vivendo consapevoli di meritare la vita e l’amore.

Ho amato questo libro, l’ho accolto nel mio cuore senza rendermene conto e con lui mi sono affezionata a Violette ma capisco anche l’opinione di chi, invece, non lo ha gradito perché è lento, differente, molto più schietto di quanto appare in superficie e spesso può trovare davanti un lettore che non è pronto a capirne in toto il messaggio. Ciò non significa che il lettore stia sbagliando o che il libro non meriti, ma si sa che tutto va a pelle, a gusto, a momento, e stile e Cambiare l’acqua ai fiori è come un fiore stesso… non a tutti piace ogni fiore (io odio le calle per esempio) e questa difficoltà di “gusto” lo rende ancora più speciale.

Non saprei come altro concludere se non ringraziando Laura perché questo suo regalo mi ha lasciato il cuore colmo di crescita.

Buonanotte, 

La vostra Ele