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Recensione di “Il vaso di Pandora”

Buongiorno cari lettori, eccomi qui con una nuova recensione.

“Il vaso di Pandora” ritrova alcuni personaggi del precedente libro di Aurelio Armio; questa volta però il team di donne diventa ancora più ampio e articolato.

Tutto inizia in un maneggio dove succede un assassinio all’apparenza “semplice” ma che, man mano, diventa sempre più intricato e articolato portando le agenti di Polizia a viaggiare lungo lo stivale e incontrare sempre più morti e complicazioni. Il tutto fuso a un erotismo libero e a un susseguirsi di colpi di scena.

Cosa ci sarà dietro a quel primo omicidio? Come s’incastra questo luogo con i diamanti, la droga, la mafia e il plutonio? Riusciranno le agenti di polizia a venirne a capo?

Aurelio Armio scrive un thriller intricato. Ricco di personaggi e di colpi di scena.

Si tratta di un libro ben descritto e che, nonostante sia pieno di azione e intrecci, risulta ben delineato e fuso.

I protagonisti sono principalmente femminili e, seppur con una scrittura e un’immagine tipicamente maschile, ne esaltano le capacità, le libertà, le innumerevoli qualità e l’importanza del giusto valore rispetto spesso all’oppressione maschilista.

In parallelo, la sessualità libera e vivace che, a prescindere dal pensiero del singolo lettore, si caratterizza nello sdoganare precetti sociali e bigottismi ancora molto radicati.

Non da meno il finale che nessuno si aspetta!

Con una scrittura fluida e sciolta, con una trama che incuriosisce di capitolo in capitolo, l’autore cattura il lettore e lo porta a non staccarsi dal libro sia per immedesimazione sia per cercare la soluzione di tutto questo turbinio di uccisioni, sparatorie, colpi di scena e relazioni anche promiscue.

Insomma, poco più di 400 pagine che vengono divorate e che lasciano il lettore piacevolmente coinvolto.

Alla prossima recensione, la vostra Ele