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Recensione di “Bianco è il colore del danno”

Titolo: Bianco è il colore del danno

Autrice: Francesca Mannocchi

Casa editrice: Einaudi 

Francesca Mannocchi è una reporter internazionale, una giornalista, moglie, madre, figlia…è una persona. 

Lei è una donna che scopre di non star bene, di esser malata, di aver una patologia contro la quale si può far poco o nulla. 

“Bianco è il colore del danno” è una biografia, un estratto di vita, un diario, una lunga lettera, un discorso aperto… vedete voi come interpretarlo, quel che è certo è che si tratta di una storia vera donata a ogni lettore ed esposta senza fronzoli o delicatezze. 

L’autrice parla della sua vita inglobando ogni affetto sincero, ogni legame influente, ogni avvenimento che si congiunge alla malattia. 

Leggere questo libro significa addentrarsi nell’intimo schietto e veritiero di Francesca Mannocchi ma soprattutto nelle paure, nei dolori, nei silenzi.

In queste pagine troviamo il tremore verso l’ignoto, verso il proprio corpo che non risponde, che non collabora, che non ci è amico. 

In parallelo, la paura della sentenza, dell’affrontare tutte le cure, le relazioni sociali, la famiglia, il futuro, la morte. 

Poi c’è la genitorialità che è sempre differente e che spesso porta a giudizi non richiesti; al tutto si aggiunge la subdola malattia e tu, da genitore, inizi a pensare al bene e al male dell’aver messo al mondo un figlio che non sai se vedrai crescere e potrai accudire. Alla rabbia verso te stessa per non poter accudire come vorresti o semplicemente perché sei differente dalla mamma canonica sociale. 

In alcuni tratti appare come un discorso interiore, ad altri come uno sfogo, in alcuni come un discorso mondiale di un abbraccio globale verso i malati. 

Non si tratta di un libro facile, ma credo fondamentale. 

Una testimonianza di vita reale, schietta, sincera, pura. 

La verità senza abbellimenti. 

Il dolore e la gioia. 

La paura e la fatica. 

Francesca Mannocchi scrive di lei, solo di lei, ma credo che nelle sue parole si possano ritrovare le medesime di altri malati, di altri genitori, di altri figli. 

Infine parole che si tramutano in silenzi di pensiero e di domande e richieste taciute per paura, per fragilità, insicurezza, altruismo. 

Un libro intenso dalla prima all’ultima riga. 

Una vita che ti porta ad abbracciare la protagonista e ringraziarla…il perché è differente da lettore a lettore ma nessuno esce da questo libro senza una riflessione intima e unica e non pensate che sia aggrovigliato, cozzante o “misto”. Ogni capitolo ha un perché e ognuno di essi è racchiuso nello stile scelto appositamente dall’autrice. 

Il danno…la vita…il contrasto del bianco…stereotipi a confronto con verità.