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Recensione di “Questo è il mio sangue”

Ciao cari amici lettori, ieri ho terminato questo saggio sulle mestruazioni e non vedevo l’ora di parlarvene.

A differenza delle mie recensioni abituali, oggi ho deciso di citare molto spesso il libro in questione perché ritengo che possa spiegare meglio e far capire lo scopo e il valore di questo testo.

Perché questo tema? Cito testualmente due riga di pagina 7: “Il tema è intimamente legato alla condizione delle donne in un mondo dove il dominio patriarcale è la norma.”

Proseguo tornando in dietro di due pagine; a pagina 5 l’autrice scrive: “Nonostante la sua banalità, il ciclo resta un fenomeno misterioso, circondato da leggende, superstizioni, reticenze e stereotipi la cui pertinenza non può che stupire.”

Mentre a pagina 6 esplicita:

E cita un tweet a pagina 69:

Ecco, il tema direi che è molto importante.

L’autrice parte dalla sua esperienza personale e si articola tra passato e presente descrivendo minuziosamente -e citando infine fonti- come le mestruazioni siano state etichettate nei vari secoli fino ad oggi riuscendo a dare un quadro completo sotto vari punti: biologico, mitologico, storico, religioso, culturale e sessuale evidenziando come sia sempre stato un tabù parlarne e, ad eccezioni di alcuni casi, quasi pericoloso avere a che fare con le donne durante le mestruazioni e se soffrivano di SPM (sindrome premestruale) o di endometriosi a tal punto che venivano ritenute streghe, isteriche e malate mentali (arrivando a rinchiuderle nei manicomi).

L’autrice riesce -anche con un briciolo di ironia- a trattare questo tema facendo un excursus temporale fino ai tempi più recenti e odierni trattando l’emotività, la psicologia, la biologia, l’interazione sociale e di coppia, la libertà, il rispetto, la salute che caratterizzano la donna anche (e forse soprattutto) in questo fattore biologico che fa parte di noi per la maggior parte della nostra vita (si spera).

Ecco che entra in campo il femminismo ma soprattutto un invito mentale a ogni donna affinché smetta di vergognarsi nel parlare del ciclo e un appropriarsi del nostro corpo e di quello che biologicamente fa parte di noi… basta frasi come “le mie cose”, “il marchese”, “sono indisposta”, etc.; si chiamano mestruazioni ed è biologicamente normale e corretto chiamarle con questo nome. Finché le sminuiremo e le etichetteremo come qualcosa di anomalo e denigratorio, non riusciremo mai a liberarci di un peso ne avremo il rispetto che meritiamo.

Lodevole tutta la spiegazione sia storica che scientifica, che l’autrice fa riguardo all’endometriosi e ogni male caratterizzato dalle mestruazioni.

Forse lo apprezzo perché io ne soffro e spesso, anche da altre donne, non sono stata capita (né rispettata) quando ero indisposta tanto da piangere e non alzarmi dal letto; ma credo che un’informazione completa come quella che da l’autrice, sia assai rara e, soprattutto per come lei l’ha descritta, molto accattivante per i lettori così da poter trasmettere cosa comporta soffrire di questa patologia e tutto ciò che ne consegue: da qui il rispetto.

 Da qualche anno (per fortuna) persone influenti nel mondo della letteratura e dello spettacolo stanno cercando di aiutare a sdoganare questo tabù, vedi Rupi Kaur:

Questo, che è solamente un esempio, denota come ancora oggi questo fatto biologico sia etichettato come qualcosa da tacere e di malsano.

A riprova che la società è assai bigotta e maschilista, l’autrice esprime e descrive dettagliatamente come gli assorbenti siano tassati come beni di lusso, come non vi sia un indice dei materiali che ne descriva la composizione e come non ci sia un controllo su di essi nonostante il mercato annuo sia all’incirca di ventisei miliardi di euro e ogni donna, in media, utilizzi gli assorbenti per circa 2400 giorni.

E perché maschilista? Perché il Viagra, tanto per fare un esempio, è un farmaco che va a contrastare il biologico decadimento dell’erezione dandogli un aiutino per un bene fisico e innumerevoli studi per trovare una cura alle calvizie mentre, ad oggi, tranne qualche farmaco per alleviare i dolori, non ci sono molte ricerche attive per poter trovare una cura all’endometriosi.

Questo manifesto parla di ogni donna nel mondo, a prescindere da etnia, cittadinanza o religione; è un urlo di ogni donna.

Con una scrittura reale, sincera, schietta ma non banale; con un’ironia anche sottile e una chiarezza pura, l’autrice descrive ogni aspetto delle mestruazioni e porta l’informazione.

Concludo con le sue stesse parole: “[…] è arrivato il momento di ricollocare l’umanità al centro delle nostre vite mestruali. Questa sarà forse la prima rivoluzione al tempo stesso sanguinosa e pacifica. Ma potrebbe essere, chissà, la madre di tutte le battaglie future per l’emancipazione delle donne e degli uomini.”

Alla prossima recensione, la vostre Ele