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Recensione: Il vizio dell’infelicità

Eccomi amici, questa mattina ho acceso la musica, ho schiacciato play e lasciato che Yiruma e la sua melodia pianistica riempissero questa stanza da letto che mi ospita da settimane per colpa della schiena e, mentre il pianoforte mi donava pace, io entravo in un pezzo di vita di Sara. 

Un “frammento” di vita che forse è il più delicato e forte che possa accadere; un estratto tra infiniti avvenimenti ma quello per antonomasia, quello che perfora l’anima anche di chi veramente non potrà mai capire. 

E così io, sconosciuta tra gli sconosciuti, ho scoperto chi è Sara, cosa l’anima, cosa la caratterizza e soprattutto cosa la spaventa. 

Ma non saremmo spaventati anche noi davanti allo stronzo?!? 

Scusami Sara, ma io lo voglio chiamare così perché secondo me gli si addice e spero tu non me ne vorrai. 

Com’è affrontare un linfoma? Spero di non doverlo scoprire mai (perdonami di nuovo Sara se sono indelicata) ma so che tu lo hai combattuto a testa alta. 

A testa alta proprio perché lo hai raccontato senza fronzoli, senza perbenismi, inutili e stupide regole fatte di dettami, frasi fatte, circostante obbligate; lo hai vissuto e narrato senza tacere, senza abbellire od omettere.

Ti sei messa a nudo mostrandoci le paure, le sofferenze, le scelte e le conseguenze. 

Hai mostrato la tua anima creandoti una corazza che ti ha aperta alla vita. 

Hai insegnato cosa significa amare, accudire, sostenere e appoggiare. 

Hai dipinto la tua vita a noi lettori senza nascondere il nero, il grigio ma anche il rosa, il rosso, il giallo delle emozioni. 

Ci hai parlato di te donandoci un percorso di crescita, di consapevolezza, di accettazione e di messa in discussione. 

Non so se sei rinata dalle ceneri come una fenice o se sei semplicemente nata a vita nuova capendo l’importanza per l’amore verso se stessi ma sono certa che il tuo vissuto, così schietto, a volte ironico, diretto come una sberla in faccia, ha perforato l’involucro che protegge dalle emozioni di cui si ha paura ed è entrato nel profondo. 

Ecco Sara, ti ringrazio…si, voglio proprio ringraziare te, sconosciuta, perché ti sei spogliata e rivestita di vita e l’hai narrata a noi così da capire meglio che la vita è vita! 

E ora a voi miei lettori, lo so, questa è una recensione strana, scritta di getto, di sfogo forse ma credo che racchiuda tutto quello che in fondo vi può servire per capire che Il vizio dell’infelicità non è un libretto che narra di una malattia, ma è una dedica alla vita e all’amore che l’autrice mette tra le nostre mani e sta poi a noi trarne il sunto. 

Io credo di averlo fatto e ora, come di consuetudine, lascio a voi questa possibilità. 

Grazie Sara e grazie a chi sta leggendo ora. 

Alla prossima! 

Vi abbraccio 

La vostra Ele