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Recensione di “No virgin No shame”

Buongiorno cari lettori, ieri mi sono tuffata in questo romanzo che, con le sue circa 380 pagine, mi ha fagocitata tanto da terminarlo in poche ore.

Un libro, due romanzi. Da leggere cambiando verso.

 “No virgin” per raccontare la violenza di uno stupro, “No shame” per raccontare la violenza di un processo. 

 Stacey è stata vittima di una violenza sessuale. Non si sente in grado di andare alla polizia o di parlarne con nessuno tranne la sua migliore amica, Patrice. Con molta fatica, Stacey troverà il coraggio di denunciare e, dopo varie traversie, e un doloroso processo dove inizialmente l’uomo viene dichiarato innocente, riuscirà non solo a ottenere giustizia, ma anche a superare il trauma e ad andare avanti con la propria vita: la vergogna, che per tanto tempo l’ha perseguitata, è tutta dalla parte di chi le ha usato violenza, adesso lo sa.

Si inizia da “No Virgin” e ci si addentra nella giovane vita della protagonista, Stacey.

Si capiscono i problemi adolescenziali, le ripercussioni in famiglia, le gelosie, le fragilità di ogni giovane nel mondo.

E poi? E poi arriva lo stupro. Quell’abominio che sentiamo sempre più sui giornali e che dilania l’animo umano delle vittime.

Spesso leggiamo di denunce tardive, di esserselo cercate, che i vestiti indossati erano un chiaro segno e molto altro.

Spesso, troppo spesso, non proviamo nemmeno a metterci dalla parte della vittima, ad immaginare come si fosse sentita e ci risulta difficile togliere i salami dagli occhi davanti all’impensabile; meglio coprire tutto e fingere che non sia esistito.

Con “No virgin” l’autrice entra nell’animo della protagonista, descrive ciò che sente riguardo ai vari avvenimenti che la riguardano e delinea il fragile aspetto psicologico di molte persone e delle vittime di stupro.

Non si tratta di un romanzo e, come tale, ogni cosa che accade è ben descritta, integrata, analizzata senza sembrare tale.

Empatizzi automaticamente con Stacey, hai le sue stesse paure e ti sale anche il nodo in gola.

Terminato il primo libro nel libro, si prosegue (o inizia) “No shame”.

Qui troviamo le fasi del processo (molto più veloce che in Italia) e tutto ciò che subisce una vittima, e la sua famiglia, nel rivivere ciò che le è accaduto e trovarsi faccia a faccia con il proprio stupratore.

In parallelo, c’è la vita; quel vivere quotidiano e sociale che spesso è già difficile e che si accentua e complica per una vittima.

Infine -e punto cardine del racconto- la donna. Ancora oggi considerata inferiore e sminuita, oggettivizzata.

Leggere ciò che si trova in queste pagine non è facile.

Lo stile e la bravura dell’autrice aiutano molto grazie anche alla sua capacità di descrivere la realtà di ciò che accade e di trasmettere tutta l’emotività e la psicologia interna.

Credo che “No virgin No shame” sia un libro che dovrebbero leggere adulti e giovani, donne e uomini, genitori, docenti, avvocati e tanti altri.

Nessuno dovrebbe giudicare la vita altrui e le scelte, anche davanti a un abuso.

Chi vive un abuso è segnato a vita, ne porterà sempre cicatrici e conseguenze, soffrirà e dovrà imparare a ricostruirsi.

Dovrà affrontare il mondo, la società giudicante -se deciderà di denunciare-, se stessa e provare a non sentirsi colpevole.

È già… la colpevolezza.

Altro punto cardine del romanzo.

Potrei scrivere pagine intere su questo argomento, ma sarebbe solamente il mio punto di vista, la mia analisi.

Credo che stia ad ognuno di noi fare il proprio pensiero critico anche in merito a questo; quindi, vi invito a leggere “No virgin No shame” e, se vorrete, poi ne potremmo parlare insieme.

Alla prossima recensione, la vostra Ele