Recensioni

Rec-intervista a Francesca Innocenzi, scrittrice di “Formulario per la presenza”

Ciao amici, questa volta voglio unire la recensione direttamente all’intervista che l’autrice mi ha gentilmente concesso.

Chi mi segue ha sicuramente già sentito Francesca Innocenzi, di cui ho recensito “Canto del vuoto cavo”. Oggi, invece, vorrei sottoporvi la sua ultima raccolta poetica, “Formulario per la presenza”, pubblicata con Edizioni Progetto Cultura.

 

-Ciao Francesca, grazie di aver accettato di esser intervistata.

Grazie a te per l’interesse e la disponibilità!

 

-Cosa ti ha portato a scrivere poesie? E da quanto tempo componi?

Ho scritto la mia prima poesia a sette anni. Mio padre parlava spesso di Leopardi e questo fu un input decisivo, credo, più o meno inconsapevolmente. In seguito ho scritto in maniera piuttosto discontinua, con periodi particolarmente fecondi durante l’adolescenza.

 

-Cosa ti ha portata a decidere di pubblicare le raccolte poetiche?

Dopo i vent’anni, in una fase di definizione di me stessa, di costruzione identitaria, ho avvertito l’esigenza di consegnare al mondo un’immagine di me in cui la scrittura, e la pubblicazione di libri, fossero ingredienti fondamentali. Oggi, tornassi indietro, ci penserei su, forse non ero del tutto pronta per pubblicare.

 

-Ho conosciuto i tuoi componimenti con “Canto del vuoto cavo”, ora con “Formulario per la presenza”. In entrambe le raccolte si percepisce la tua delicatezza, l’intimità che condividi con noi lettori, la tua emotività, però i due libri sono anche differenti. Questo, a mio modesto giudizio, sembra ancora più profondo, più personale. È così?

Canto del vuoto cavo nasce dalla volontà di tracciare in piccolo uno spaccato di vita personale e collettiva. Formulario per la presenza è un’antologia di versi composti precedentemente, prima del 2019, e certamente reca tracce più marcate di situazioni personali, di ferite e mancanze. Vorrei aggiungere che oggi adottare un taglio personale ed intimista richiede un certo coraggio, soprattutto da parte delle donne, considerato il marchio impresso da certa critica alla scrittura femminile, liquidata un po’ semplicisticamente come disimpegnata.

 

-Tra le tue poesie mi ha colpita molto una che hai inserito all’inizio:

“non sono più nuova per te

in questa sottoveste usurata di silenzi

un bottone staccato                                  

dall’occhio di un’asola in abbandono”

Sono curiosa, se possibile, di sapere quando l’hai scritta e cosa vorresti che arrivasse al lettore?

È una poesia scritta molti anni fa, nel 2005 o 2006. Nasce da una vicenda d’amore dolorosa, segnata da precarietà e mancanza. Le metafore intendono trasmettere proprio queste sensazioni di solitudine, separazione, abbandono.

 

-Le tue poesie non hanno maiuscole, perché?

È questa una tendenza seguita da diversi poeti contemporanei. Per me scaturisce soprattutto da un’inclinazione estetica, le maiuscole in una poesia non mi piacciono visivamente in primis. Poi, la poesia è parte di un flusso continuo, di un discorso ininterrotto, perciò non necessita di maiuscole.

 

-Sei molto intimista, concisa; imprimi sentimenti con sublime delicatezza. Chi ha ispirato il tuo stile?

Ognuno di noi subisce molteplici influenze, di cui non è nemmeno pienamente cosciente. Sicuramente ho subito gli influssi del primo Ungaretti e della poesia haiku, che ho incontrato per la prima volta da liceale. Credo inoltre che anche gli studi classici, la pratica della traduzione dal greco e dal latino, che continuo a coltivare, abbiano plasmato la mia scrittura, non solo dal punto di vista formale; l’atto del tradurre, che è la forma più elevata e completa di lavoro con e sulla lingua, è un esercizio di astrazione, al pensiero simbolico.

 

-Concludi con una postfazione in cui esprimi l’importanza dell’esserci. Credi che al giorno d’oggi ci siamo un po’ troppo allontanati da noi stessi?

Oggi come ieri, l’umanità è inconsapevole, e gli illuminati, sempre che esistano, sono pochissimi. Per me, che come tanti sono ben lontana dall’illuminazione, la poesia è un richiamo alla presenza, uno stato che dura anche un solo istante, ma che mi dà la certezza che esista una me diversa da quella intrappolata dalla paura e dal dolore.

 

-Dati i tuoi studi e il tuo lavoro sono molto curiosa di sapere se, in questo panorama moderno dove la poesia viene accantonata dai più e sminuita da chi crede di capirla, ritieni che in futuro possa riprendere il giusto valore?

La poesia è per chi sa apprezzarla e comprenderla. Chi la ama e la comprende, sa darle il giusto valore. È auspicabile che possa raggiungere un maggior numero di persone, anche per questo vanno educati i giovani e i meno giovani; ma che la poesia possa essere per tutti è un’utopia.

 

-Ai nostri lettori, oltre che le tue stupende poesie, quali poeti contemporanei consiglieresti di leggere?

 Consiglio di leggere innanzitutto i grandi maestri, dall’antichità al Novecento, spaziando tra i generi, poesia e narrativa, perché abbiamo bisogno di narrazioni, che siano in versi o in prosa. La poesia contemporanea, quella dei poeti viventi, è una selva sterminata, in buona parte oscura, nella quale è opportuno che ognuno trovi le proprie vie. Chi vuole può comunque seguire le mie segnalazioni e recensioni di poeti contemporanei sulle riviste Il Mangiaparole (cartacea) e Poesia del Nostro Tempo (online).

 

-Per finire, se dovessi scegliere tre libri da consigliare (anche esulando dalla poesia), quali consiglieresti?

Per la poesia, tutto Ungaretti, e poi Antonia Pozzi, un’autrice giustamente rivalutata negli ultimi anni. Per la narrativa, la Recherche proustiana.

 

-C’è qualcos’altro che vuoi condividere con i lettori? 

Voglio condividere un invito che rivolgo a me in primis. Coltivare l’amore e il rispetto verso se stessi e gli altri, verso tutte le specie del pianeta; avere cura del proprio giardino interiore e non smettere mai di imparare.

Grazie mille.

 

Ecco amici, direi che quest’intervista rispecchia la catartica energia e poetica di Francesca Innocenzi che ho trovato anche nei suoi testi e che rende dolce e sincera la sua poetica.

Uno stile delicato, femminile, riflessivo e conciso.

Poesie dolci ma forti.

Intime quanto uniche.

Mi ritrovo affine e mi hanno emozionata davvero molto.

Ogni volta che mi trovo a leggere dei suoi versi, mi porta a riflettere e ad emozionarmi e credo che questo sia il vero senso della poesia.

E ora vi lascio tuffarvi nel suo ultimo libro “Formulario per la presenza”.

Con affetto, la vostra Ele