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Recensione di “Milk and honey”

Titolo: Milk and honey
Autrice: Rupi Kaur
Casa editrice: Tre60 nel mese di giugno 2018

Ciao a tutti,
all’inizio pensavo di parlare in un’unica recensione sia di questo libro sia del seguito “The sun and her flowers” ma poi ne uscirebbe un guazzabuglio infinito quindi ho deciso di suddividere le recensioni.
Questa raccolta si apre con una poesia -o meglio con una prefazione poetica- che l’autrice dedica a ogni sua lettrice anticipandone il viaggio. Ve la lascio qui di seguito:

“questo è il viaggio della sopravvivenza tramite la poesia questo è il sangue sudore lacrime di ventun anni
questo è il mio cuore
nelle tue mani
questo è
il ferire
l’amare
lo spezzare
il guarire”

-rupi kaur-

Questo suo libro, come poi il successivo, è diviso in capitoli con tematiche differenti ma con un comune denominatore: la femminilità sia fisica che psicologica.

La prima sezione si intitola “Il ferire”; l’autrice non poteva trovare titolo più adatto in quanto con quella singola parola ha racchiuso tutto ciò che troveremo nelle poesie inserite.
Stupro, sopruso, inferiorità femminile, sessualità costretta, ricordi eterni di violenze subite…

“al sesso bisogna acconsentire in due
se una persona se ne sta lì senza far niente […]
è stupro”

“sobbalzo quando mi tocchi
ho paura che sia lui”

Nel raggruppamento successivo intitolato “L’amare” l’autrice ci descrive vari tipi d’amore: amore verso sua madre, amore materno, amore passionale, amore carnale, amore affettivo e amore per se stessi e per il proprio corpo anche attraverso l’autoerotismo.

“ogni rivoluzione
comincia e finisce
con le labbra di lui”

“la sola idea di te
mi divarica le gambe […]”

Proseguendo nella lettura ci addentriamo nel terzo capitolo, trovandoci di fronte a “Lo spezzare” nel quale Rupi ci parla di amore sbagliati, di amori finiti, di ricerca d’amore solo per non sentirsi soli e vuoti, di tristi ricordi e di come rischiamo di perdere noi stessi cambiando pur di esser accettati.

“lui bisbiglia ti amo
solo quando infila le mani
[…]
magari desideri quel ragazzo ma di sicuro
non ne hai bisogno”

“non sei tu a
dover farti volere
sono solo a dover volerti”

E così ci troviamo ad affrontare la parte finale e forse la parte più importante del libro il cui titolo dice tutto: “Il guarire”.

In questo capitolo troviamo un messaggio forte e deciso ma delicato come un petalo di rosa: amiamoci, non consideriamoci una metà da completare ma una totalità da rispettare, accettiamo il dolore che viviamo, impariamo ad apprezzare i momenti a tu per tu con noi stessi, sosteniamo le altre donne che si trovano ad affrontare le loro battaglie ed aiutiamoci a vicenda in questo mondo maschilista e ancora troppo bigotto.

“devi instaurare una relazione con te stessa
prima di chiunque altro”

“toglierti tutti i peli
dal tuo corpo va benissimo […]
se è ciò che tu vuoi”

Insomma, questo libro è un percorso che parte dalla sofferenza e dal dolore per poi, piano piano, arrivare alla gioia, alla felicità e alla bellezza della femminilità.
Una caratteristica che ho riscontrato in tutte le sue opere è l’assenza di maiuscole e la rarità di punteggiatura come ad indicare un discorso diretto, viscerale, non premeditato o pensato e questa particolarità mi ha colpita tantissimo perché denota umanità e profonda libertà di espressione.
Sia che si tratti di poesia lunga o breve, sia che si tratti di un argomento triste o felice, Kuri sprigiona il suo pensiero mettendosi a nudo con il solo scopo di poter esser esempio, ispirazione, mentore anche solo di una donna perché credo che questo libro possa davvero cambiare la vita di molte.

Nella prossima recensione che pubblicherò tra qualche giorno, parlerò del suo secondo libro quindi rimanete connessi 🙂
Un abbraccio