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Recensione di “L’albero di nespole”

Buonasera cari lettori, eccomi qui con una nuova recensione.

Questa volta mi sono tuffata nella storia di Ninetto, nella sua vita iniziata a inizio Novecento nel sud d’Italia e poi, dalla giovane età di nove anni, proseguita in America lontano dai genitori e dalla famiglia.

Da qui, in un continuo altalenarsi tra i vissuti dei protagonisti, scopriamo la sua vita travagliata, quella dei suoi cari e dell’Italia, ma non solo.

Sapete, ero indecisa se tuffarmi o meno in questa storia. Non sapevo se mi sarebbe piaciuta. Se avrebbe fatto “per me” che trovo sempre ostico tuffarmi nel passato e nella storia.

Sbagliavo.

Credo che l’autrice abbia sapientemente saputo narrare la storia di quel secolo senza ammorbare o diventare scolastico.

Mi sono affezionata ai protagonisti; ho odiato alcuni momenti storici e scelte famigliari narrate; ho pianto per Ninetto e ho empatizzato con la sua solitudine e il suo senso d’abbandono che cercava di gestire.

Se rifletto, ritengo che questo libro, questa storia di vita, questa narrazione che può apparire a se stante, lineare, invece racchiuda la maggior parte della storia di nostri parenti, avi, nonni.

Di pagina in pagina scopriamo la guerra, la paura, la fragilità dell’uomo e la necessità di sopravvivere.

Andiamo incontro a ciò che poi ci ha portati ai giorni d’oggi, come lo stesso poter leggere queste righe ora.

E, non da meno, la famiglia, le origini, i legami.

Si tratta della storia di molti italiani e, in fondo, di tutti.

Con una scrittura scorrevole, con una dolcezza infinita, l’autrice narra di dolore e di sentimento.

Io ho apprezzato molto questo suo stile e questa sua capacità narrativa che arriva fin dai primi capitoli e coinvolge totalmente.

E voi? Scoprendo la storia di Ninetto, forse ci possiamo avvicinare di più a chi sentiamo distante da noi anche perché la vita è una sola e non va vissuta con rimpianti.

Alla prossima recensione, la vostra Ele