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Recensione di “La città di vapore”

Ciao cari amici lettori, in questi giorni mi sono dedicata a quello che purtroppo è l’ultimo libro del grande Carlos Ruiz Zafòn; una raccolta di racconti pubblicata postuma.

In queste pagine, in queste dieci storie, troviamo l’anima dell’autore; il suo stile ineccepibile, la sua capacità di catturare il lettore legandolo indissolubilmente alle pagine creando stati d’animo differenti che vanno da sorrisi spontanei fino all’inquietudine e alla tristezza.

In ogni racconto, come in tutti i suoi libri, si oscilla tra realismo e fantasia donando un alone di mistero e raccontando la sua Spagna e i suoi sentimenti.

In questi racconti, alcuni inediti e altri già pubblicati, l’autore parla d’amicizia, di divario sociale, di dolore, di silenzi, di morte, di ricordi, di amore genitoriale e abbandono, di amori che lasciano il segno, dei lutti che non si riescono ad elaborare, degli affetti e dei sentimenti che crescono senza dovuti legami sanguinei, ma parla anche di società, del bene comune, della chiesa e dei suoi “angoli bui”. E, proseguendo, inni a coloro che lui ha stimato come lo scrittore Cervantes, di Gaudì e della sua terra.

Questi racconti sono un dono ai suoi lettori ma possono essere anche un trampolino per iniziare a conoscere la scrittura di questo autore che credo verrà letto anche in futuro proprio per il suo stile unico e dolce, oltre per le tematiche e capacità di coinvolgere.

Un libro che chiude un cerchio infinito di legami vaporosi tra lettori e autore.

La città di vapore, considerata un ampliamento di “Cimitero dei libri dimenticati”, è una fusione di un mondo immenso, ricco e pieno di sfaccettature.

Un monumento eterno all’autore.

Alla prossima recensione

La vostra Ele