Recensioni

Recensione di “Cagna”

Cari lettori, non so da che parte iniziare.

Ho letto “Cagna” con un costante magone e le lacrime che solcavano gli occhi quasi ad ogni intenso capitolo.

A scrivere è l’autrice che diventa portavoce di ogni donna e di ogni vissuto martoriandosi e inglobando ognuna di noi dentro a questo libro che mi ha destabilizzata.

Siamo nel 2021 e la donna è ancora considerata un oggetto, un decoro, un’appendice da sfruttare a proprio piacimento e a proprio piacere relegandola a dolori e soprusi indicibili.

Di capitolo in capitolo, di storia in storia, si intraprende un percorso che rappresenta la vita partendo dai primi abusi -fisici e/o mentali in base al singolo racconto- infantili fino all’età adulta passando per l’adolescenza, i primi amori e la maturità completa e relazionale.

Si toccano infinite tematiche che lacerano davvero e che, devo ammettere, mi hanno toccata nel vivo in quanto mi sono pienamente rivista e questo ne evidenzia la capacità dell’autrice di narrare, descrivere, contestualizzare le varie narrazioni a cui ha dato voce.

Ma, prima di tutto, dovremmo delineare che cosa siano gli abusi che subisce una donna. Usando questa terminologia spesso ci si ferma a pensare agli stupri e/o alle botte fisiche ma, purtroppo, c’è molto di più e spesso alcune violenze non si vedono sulla pelle fisica delle vittime.

Abusare significa anche denigrare, sminuire, bullizzare, annullare, colpevolizzare, trascurare, utilizzare, violare una persona e la donna ne è la vittima per eccellenza.

Questo libro ti porta ad ascoltare i propri pensieri e quelli d’infinite vittime che tacciono spesso anche a loro stesse i dolori subiti.

In ogni racconto traspaiono gli aspetti psicologici che s’innescano nel subire una violenza e che poi proseguono caratterizzando la vita di ogni vittima per tutto il suo futuro portando alla luce delle conseguenze pesanti che hanno spesso risvolti macabri.

In queste pagine sembra di tuffarsi nel mondo intero e nella cronaca che sempre più calca i quotidiani e i telegiornali perché finalmente noi donne stiamo smettendo di sentirci sminuite e di tollerare ciò che subiamo.

Sono solita prendere appunti ma mai quanti ne ho scritti per questo testo che ha solo poco più di duecento pagine e, nel rileggere le mie parole concise, mi è apparsa una figura centrale: la mamma.

La mamma, la genitrice per antonomasia, quella figura che ancora viene protetta universalmente continuando a tenere i salami davanti agli occhi e sulla mente perché bastano pochissimi racconti anzi, ne basta solo uno, per capire quanto non tutte le genitrici siano madri e si denota come molte insicurezze, molti dubbi, molte fragilità, molti dolori derivino proprio dalle “negatività” legata a questa figura che dovrebbe amare incondizionatamente ma che invece, più spesso di quanto appaia, non sa nemmeno dare amore ma, al contrario, è la prima carnefice.
In parallelo, la famiglia. Altro cardine bigotto della società nei secoli e, come molti dati evidenziano, anche questi racconti portano alla luce la malvagità che spesso si nasconde dietro a questo involucro sociale dove mostri si nascondono ed operano a discapito di giovani vite che rimangono segnate eternamente.

Esistere. Noi donne esistiamo e abbiamo pari diritti degli uomini a prescindere dal nostro orientamento sessuale, dalle nostre scelte personali, dalla nostra fisicità, dalla nostra ideologia e/o scelta di vita.

L’autrice -vorrei evidenziare che questo testo è il libro d’esordio di una firma giovane che ha le palle (scusatemi il francesismo) di scrivere e dire ciò che ancora oggi viene spesso nascosto sotto il materasso- spora le vittime a sentirsi meno sole, a non tacere, a non colpevolizzarsi, a guardarsi allo specchio e scoprire la propria forza.

Questo libro è intriso di emotività, di psicologia esplicita ed implicita, di vissuti mondiali, di sofferenze, di abomini e di silenzi.

Non si tratta di un libro facile nonostante i racconti siano brevi ma potenti e forti.

Queste pagine pesano e rimangono addosso in tutta la loro totalità, nessuna esclusa ma è questo lo scopo e la riflessione che ne scaturisce è importante ed unica quanto necessaria.

Smettiamo di nasconderci sotto ad inutili lenzuoli, smettiamo di sminuire noi stesse e ciò che ci accade… l’ultimo racconto, quello conclusivo, è un abbraccio collettivo a tutte noi e un grido di forza.

Grazie a temiladonnachelegge per avermi consigliato questo libro; alla prossima recensione